Appunti di pratica di S. Cini

Ascoltare e osservare durante la pratica di Qigong non è marginale, ma oserei dire che è più importante dell’esecuzione tecnica stessa degli esercizi.
Ciò che ho colto negli ultimi mesi di pratica, e’ che la cosiddetta ‘attenzione introvertita’ è un viaggio che attraversa vari strati.
In un primo momento stare all’interno, e’ cercare di seguire le rigidità o la flessibilità di tessuti e muscoli. Successivamente il controllo della mente si è man mano distaccato da questo ’impegno’ ma non per divagare, piuttosto per cogliere un’altra forma di ’sostanza’. Muscoli tendini ossa come trasformati in qualcosa di evanescente della consistenza di un respiro. Così in alcuni attimi, il ‘corpo di cielo’ non è più un’immagine da applicare per andare oltre il corpo fisico, ma qualcosa che permea la fisicità stessa.
Quando la mente si trova a osservare gli effetti del Qi nel corpo, non appare con la sua veste di analisi, ma come se fosse appoggiata a osservare i petali di un fiore o lo scorrere di un ruscello, o le nuvole in cielo, aperta e in ascolto.
Nel momento in cui invece si incastra tra le pieghe delle tensioni, mentre si trova a voler risolvere, quando etichetta come fa abitualmente, si rivela come 'rumorosa’, impossibile ascoltare o soffermarsi.
Ma lo spazio di silenzio accade spontaneamente senza rincorrerlo. Parlo di attimi, ma anche solo questi attimi vanno a tracciare percorsi nuovi (o molto antichi) che intaccano la corazza del sistema di riferimento. Questo lo scrivo non per condividere i ‘possibili effetti speciali’ delle pratiche formali di Qigong, ma perché grazie alla pratica costante il modo di osservare della mente, cambia anche nel quotidiano.
Non ci si trova a contemplare in distaccata beatitudine i disastri, piuttosto ad avere la possibilità di scegliere se farsi invadere da ciò che accade o mettersi in ascolto e osservare. Ci accorgeremo che il cielo permea ogni cellula e crea spazio in ogni istante.
Ogniqualvolta lo spazio interno riceve attenzione accade qualcosa anche al di là del confine fisico, se ci facciamo caso.
Tutto questo dalla mia esperienza di 9 anni di pratica di Qigong, per far comprendere che la costanza nel tempo non premia solo la stabilità mente, corpo, emotivo, ma soprattutto dona la possibilità di scegliere, di perseguire quella libertà che porta nutrimento anche a chi abbiamo intorno. Così poco per volta seminiamo un po’ della luce che vorremo vedere fuori, connettendosi agli spazi puri che osserviamo nel cosmo e di cui il nostro corpo è formato. All’inizio è un atto di fede, poi diviene una constatazione.
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